Fiore di Corbezzolo
L’erba del vicino è sempre più verde.
Nel mio caso, il corbezzolo. E non solo, pure: più alto, più grande, più sano,
più ricco di fiori e frutti… insomma, più! E così, irrimediabilmente scivolo in
un evergreen da hit parade: l’invidia. Oh ma… se lo aveste visto! Sì, sì, lo so,
non ho scuse, è un sentimento sbagliato e immaturo. Ma niente di irrimediabile.
Dopotutto anche il noto Alighieri, voce autorevolissima in materia di peccati, peccatucci e affini, nel suo
fortunatissimo best-seller non fece di certo ardere gli avventori della malsana
attitudine tra i castighi dell’inferno… benché non facessero proprio una
passeggiata di piacere. Dunque, armata di pentimento, concime e arnesi del
mestiere, reagisco.
Ora che la mia anima è salva, esprimo un velato disappunto sulla poca considerazione rivolta a questo fiore. Lo si comprende già dal nome datogli: fiore di corbezzolo. Privato di un nome proprio, come invece accade per zagare o altri fiori e, in un certo senso defraudato di una propria identità. Inoltre non viene menzionato se non per il prezioso miele sardo di cui, già, Virgilio e Orazio elogiavano le qualità. Eppure i suoi piccoli fiori bianchi, talvolta declinanti in un rosa-rossastro, raggruppati in grappoli si distinguono per la loro grazia. Sembrano minuscole campanelle di porcellana pronte a tintinnare ad ogni alito di vento.
Al bianco dei fiori si affianca il rosso brillante dei frutti, che convivono contemporaneamente sulla pianta. Il verde delle foglie, il bianco dei fiori, il rosso e l’arancio dei frutti conferiscono una straordinaria vivacità ai giardini invernali. Particolarità che colpì anche poeti come Pascoli che, nei suoi colori, vide quelli della bandiera nazionale, a cui dedicò un’ode.
Ora che la mia anima è salva, esprimo un velato disappunto sulla poca considerazione rivolta a questo fiore. Lo si comprende già dal nome datogli: fiore di corbezzolo. Privato di un nome proprio, come invece accade per zagare o altri fiori e, in un certo senso defraudato di una propria identità. Inoltre non viene menzionato se non per il prezioso miele sardo di cui, già, Virgilio e Orazio elogiavano le qualità. Eppure i suoi piccoli fiori bianchi, talvolta declinanti in un rosa-rossastro, raggruppati in grappoli si distinguono per la loro grazia. Sembrano minuscole campanelle di porcellana pronte a tintinnare ad ogni alito di vento.
Al bianco dei fiori si affianca il rosso brillante dei frutti, che convivono contemporaneamente sulla pianta. Il verde delle foglie, il bianco dei fiori, il rosso e l’arancio dei frutti conferiscono una straordinaria vivacità ai giardini invernali. Particolarità che colpì anche poeti come Pascoli che, nei suoi colori, vide quelli della bandiera nazionale, a cui dedicò un’ode.
Curiosità: Il
corbezzolo, insieme a un’orsa ad esso appoggiata, compare nella stemma della
città di Madrid. In riferimento ai numerosi orsi e madroños (corbezzoli) che anticamente popolavano le campagne madrilene.
L’arbusto tricolore, appartenente alla famiglia delle Ericaceae, è
originario del bacino mediterraneo ma, nel corso degli anni si è diffuso nelle
regioni nordiche, spingendosi fino alle coste meridionali dell’ Irlanda. In Italia cresce spontaneo
ed è presente in quasi tutte le regioni (dal livello del mare fino a circa 1000
m sul livello del mare). In Sardegna, terra di longevità, sono stati identificati
esemplari bicentenari. Per la localizzazione dell’area marina e la forma
dei suoi frutti è conosciuto anche con il nome di fragola di mare. La
somiglianza con le fragole torna anche in altre lingue come in inglese strawberry
tree ed in francese arbre à fraises.
Alle caratteristiche organolettiche
dei frutti è legato il nome botanico: arbutus unedo. Il termine arbutus è composto
dal celtico ar = aspro e butus = cespuglio. Invece il nome specifico unedo è
stato dato da Plinio il vecchio che, rivolto al frutto, consigliava di
mangiarne unu tantum: unu tantum edo (unedo) = ne mangio uno soltanto. Probabilmente dopo
aver provato il nefasto effetto di una scorpacciata dei rossi frutti: fastidiosissimi
problemi intestinali ed ebbrezza. Quindi
ricordate di mangiare solo le bacche mature, ossia rosse e morbide al tatto, e non
in gran quantità.
Simboleggia la
meraviglia, lo stupore e la stima e, proprio per manifestare quest’ultimo sentimento i
latini erano soliti lasciare rami di corbezzolo sulle tombe dei loro
cari. Inoltre veniva associato alla dea Carna, protettrice del benessere fisico
che, con un rametto di corbezzolo tra le mani, scacciava gli spiriti maligni. Invece
i fiori simboleggiano l’ospitalità.
Di questa antica pianta mediterranea si
usa ogni parte. Dai frutti, con cui si prepara una particolare marmellata, l’aceto
e il vino al corbezzolo in Corsica, ai fiori con cui, in Sardegna, si produce
un miele dalle portentose capacità antisettiche (vero e proprio portento contro
i mal di gola) fino ad arrivare a radici e foglie.
Infatti l'infuso delle foglie (da cogliere preferibilmente in estate e nella parte terminale della pianta per via della massima concentrazione dei principi attivi) oltre a essere ottimo contro le affezioni delle vie urinarie, è astringente, quindi un ottimo tonico per la nostra pelle. E secondo alcuni studi il decotto della radice è un valido alleato nella cura dell'arteriosclerosi.
Ricettina facile facile
Infatti l'infuso delle foglie (da cogliere preferibilmente in estate e nella parte terminale della pianta per via della massima concentrazione dei principi attivi) oltre a essere ottimo contro le affezioni delle vie urinarie, è astringente, quindi un ottimo tonico per la nostra pelle. E secondo alcuni studi il decotto della radice è un valido alleato nella cura dell'arteriosclerosi.
Ricettina facile facile
Aceto al corbezzolo: in una bottiglia mettete una manciata di corbezzoli non ancora maturi, quattro o sei foglie d'alloro e infine un litro di aceto. Tenete per tre settimane al buio e in un luogo fresco e asciutto. Dopodiché irrorate le vostre insalate e ciò che più vi aggrada.
Ma non solo aceto, vino e miele, pensate che in provincia di Palermo, il corbezzolo è celebrato con una sagra in cui si possono gustare interi menu a base di corbezzolo. Mi incuriosisce molto. Qualcuno di voi c'è stato? E come la mettiamo con le note proprietà astringenti della fragola di mare... perché in un intero menu... altro che unu tantum edo! Anche se degli amici mi hanno confessato di inaspettati e urgenti effetti... depurativi. Vorrà dire che come cadeau della serata, per scongiurare qualsivoglia bizzarria intestinale dopo il dessert, dispenseranno perle di guttalax e/o di imodium!!
Il nostro arbutus unedo non richiede particolari attenzioni, infatti predilige posizioni soleggiate o a mezz' ombra e al riparo dai venti freddi. La concimazione deve essere effettuata con fertilizzante organico, in primavera, in assenza dei frutti. Bisogna innaffiarlo con moderazione, soprattutto nella stagione fredda, quando la pianta tende a provvedere da sola al fabbisogno idrico.
Coi suoi colori dona allegria, coi suoi fiori eleganza e ospitalità, ci rende sani e belli, dunque perché non popolarci i nostri giardini!?
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