Narciso
Luglio è un mese che ho
sempre amato: piena estate, sole rovente, piacevoli incontri, risate, serate all’aperto,
nuotate in mari blu, zanzare (sono immancabili come non menzionarle quindi…) autan
e viaggi, viaggi, viaggi e tutto sembra non dover finire mai. E proprio un
viaggio, un lungo viaggio, fatto con un’amica mi ispira il fiore del giorno.
Destinazione: decisamente a Nord.
Era quasi primavera e in
vista della meta ci siamo bardate di tutto punto con tanto di magliette, calze,
calzettoni e quant’altro di tecnico. Forse un po’ troppo, talmente tecnico che
sembrava dovessimo partecipare a qualche spedizione scientifica per 6 mesi in
Groenlandia. Prima tappa: Londra, città di certo non nota per le sue miti
temperature. Beh, arriviamo trafelate con le nostre valigie e valigette quando,
di lì a poco qualcosa di inaspettato comincia a insinuarsi nelle nostre menti,
e via via nelle nostre fauci, financo
nelle magliette ermetiche e le calzamaglie doppio cashmere con anima in pile di
Nery, sentivamo… caldo, un gran caldo. E in un attimo ci siamo sentite come
Totò e Peppino (in Totò, Peppino e la malafemmena) preparati ai glaciali freddi del Nord: in pelliccia, in stazione centrale, a Milano, in estate. Ecco, io e
la mia amica: in piumino, in aeroporto, a Londra, stagione azzeccata, previsioni meteo toppate e tra gente in
canottiera. Ci alleggeriamo un tantino, sembrava la “svestizione” di tutti e 12
i cavalieri della tavola rotonda, e in seguito raggiungiamo la meta, Edimburgo.
Cielo terso, sole caldo e come… il vento gelido che continuamente soffia sulla
città, la pioggia continua, le magliette a maniche corte che tanto non servono
perché il sole ogni tanto fa giusto presenza… ci dissero che era da tempo che
non faceva così caldo nell’intera Gran Bretagna, un evento eccezionale. E
passeggiando per le vie di una città che dopo ogni scorcio e viuzza mi
affascinava sempre di più, nei numerosi giardini e sulle pendici del castello
troviamo loro, una moltitudine di narcisi in fiore che sembravano godersi,
anche loro, il tepore del sole. E così… “anche qui i narcisi, e che narcisi!”… ho sorriso, riso e mi sono sentita a casa.
Perché casa, in fondo, non è altro che uno spazio interiore.
Il
narciso è originario del bacino del mediterraneo, ma ben presto, si è
naturalizzato anche nel Nord d’Europa e parte dell’Africa. Si tratta di un’erbacea bulbosa perenne appartenente alla famiglia delle
Amaryllidaceae. Il narciso, grazie alla sua bellezza e all’apprezzato profumo,
oggi, è presente in ogni luogo e nelle più svariate combinazioni morfologiche.
Sono state create talmente tante varianti che, tra sottospecie e cultivar
(deriva dall’inglese cultivated variety ossia una varietà ottenuta artificialmente
in cui vi sono determinate caratteristiche di particolare interesse
trasmissibili con la propagazione per seme o parti di pianta), è pressoché
impossibile fornirne un numero
dettagliato. Il profumo di questo fiore (in riferimento al narciso tazetta),
intenso e penetrante, ha dato origine al nome. Narciso deriva dalla parola greca
narke = sonno, torpore, stordimento, in seguito latinizzato in narcissus,
rimasto tale e quale in inglese e di poco cambiato nel nome italiano e nel
narcisse francese. Anche se spesso viene usato anche il nome di trombone e
giunchiglia (così come in inglese viene usato il generico daffodil o il
francese jeannette) ma queste denominazioni, in realtà, sono da usare solo per
alcuni tipi di fiore.
Ecco, per racapezzarci un po’ tra le migliaia di
esemplari, qui, scriverò e mostrerò, le caratteristiche del narciso comune, il
mediocoronato (il più conosciuto e coltivato) e del tazetta (ancora spontaneo
in alcune zone italiane e sottoposto a tutela ambientale) mettendo un po’
d’ordine tra tromboni, giunchiglie (daffodils, jonquilles) e quant’altro.
narciso tazetta |
Il fiore è
composto da due parti: corolla e paracorolla. La prima, la parte più esterna
del fiore, è provvista di sei tepali, in questo modo si chiamano i petali dei
fiori sprovvisti di sepali (le foglioline verdi che precedono i petali, ben
visibili quando, sul bocciolo, proteggono i petali). La parte interna è
composta dall’inconfondibile paracorolla, detta anche corona, che varia da
narciso a narciso. Può essere, infatti, macrocoronato con margine frastagliato,
come nel narciso trombone, in cui la paracorolla ha una lunghezza pari, e in
certi casi maggiore, a quella dei
tepali. Le dimensioni possono essere anche più contenute, come nel narciso
comunemente coltivato, il mediocoronato, in cui la lunghezza è piuttosto varia
ma comunque sempre inferiore a quella dei tepali. La corona può essere anche di
pochi millimetri, a forma di tazza con margine liscio come nel minuscolo, nonché mio preferito, narciso tazetta.
Invece i colori dei tepali e della corona sono delle più diverse
combinazioni fuorché per alcune specie (per lo meno nella varietà spontanea)
come ad esempio il tazetta e la giunchiglia. La prima specie ha la corona
gialla e i tepali biancastri o bianco latte mentre la seconda ha entrambi
sempre e solo di color giallo giunchiglia. E poi c’è anche il narciso in cui la
corona è proprio assente o nascosta tra i tepali moltiplicati, come nei narcisi
a fiori pieni o doppi. E dulcis in fundo: l’inconfondibile profumo,
intensissimo nelle varietà spontanee, quali i già citati tazetta e giunchiglia.
Oggi giorno i diversi cultivar ci
offrono un numero incalcolabile di varianti per dimensioni, colori e
combinazioni. Quindi che siano bianchi, gialli, arancioni, rossi o addirittura
rosa, monocromati o policromati, più o meno odorosi, non c’è che l’imbarazzo
della scelta!! Le foglie sono nastriformi, di colore grigio-verde, leggermente
scanalate, rigide e ripiegate a metà. Tra le foglie si erige lo scapo o fusto,
più lungo delle foglie, carnoso, a sezione quadrangolare o triangolare alla
cui estremità, dopo la spata membranosa
biancastra, si trova un singolo fiore o un’infiorescenza (quando ci sono più
fiori che formano un’ombrella di diversi elementi penduli e posti su peduncoli
di diversa lunghezza come nei tazetta).
E ora piantiamoli!! Per avere dei bei
narcisi nei vostri giardini o vasi non occorre avere il pollice verde, sono
piuttosto rustici e poco esigenti, basta avere cura di pochi dettagli e la
fioritura, che inizia da Febbraio fino a Maggio, è assicurata.
I bulbi devono essere posti a dimora in
autunno, da Ottobre a Novembre, in una zona soleggiata o a mezz’ombra,
purché le piante possano godere di qualche
ora di piena luce (fondamentale per la fioritura). Non hanno particolari esigenze idriche,
giusto in caso di primavere particolarmente calde è bene innaffiarli. Devono
essere inseriti a una profondità doppia rispetto alla loro altezza e lievemente
obliqui, per evitare che nel tempo vadano più in profondità. Ovviamente per
creare un bell’effetto piantatene diversi e vicini gli uni agli altri, a una
distanza di circa 10-15 cm tra loro. Che
terreno scegliere… non ci sono problemi, ma se proprio volete far le cose comme
il faut sappiate che prediligono un terreno argilloso e non amano i ristagni
quindi, nel fondo, è bene creare uno strato drenante con dell’argilla espansa o
dei sassolini.
Come tutte le bulbose necessitano di
essere concimati dall’inizio del ciclo vegetativo (fine dell’inverno) a quando
le foglie sono completamente secche. Purtroppo i bei fiori durano solo una
decina di giorni ma attenzione a non tagliare il narciso appena sfiorito perché
le bulbose immagazzinano
sostanze nutritive al loro interno per poter fiorire l’anno successivo
avvalendosi della fotosintesi praticata per l’appunto dalle parti verdi.
Lasciate il fogliame fino al suo ingiallimento.
Il significato più diffuso del narciso è
legato al mito greco che narra di un
giovinetto la cui bellezza non faceva che aumentare, come del resto la sua
vanità e uno smisurato e incondizionato amore di sé che lo portarono a
rifiutare i sentimenti di chiunque si innamorasse di lui. Un giorno, inseguendo
un cervo, si specchiò nell’acqua di una fonte e non riconoscendosi si invaghì
di se stesso perdutamente e struggendosi per quell’amore impossibile morì… e là
dove cadde il suo sangue nacque un fiore che porterà il suo nome. Da lui deriva
l’aggettivo narcisista, che chissà quante volte abbiamo rivolto (o ci è stato
rivolto) a persone che, come nel mito, amano solo se stesse, non si mettono mai
in discussione e sono incapaci di vedere e aprirsi all’altro.
Il narciso, apprezzato fin
da tempi remoti, tra i celti simboleggiava la purezza ma col tempo nacque una
credenza per la quale il fiore si pensava che assorbisse i pensieri negativi e
malvagi degli esseri umani e che proprio per questo fosse diventato velenoso.
Che i celti avessero
ragione? La bellezza delicata e sofisticata del narciso eguaglia infatti la sua
tossicità. Nel bulbo si concentra, infatti la narcisina, un alcaloide tossico
letale. Alcuni anni fa fu scoperto che alcuni animali al pascolo morirono
proprio per aver brucato la pianta. Da alcune specie si ricava, invece la galantamina, usata
per la terapia delle forme di malattia di Alzheimer e di altri
disturbi della memoria. Per i nefasti effetti del fiore gli antichi romani
lo avevano eletto come fiore dell’aldilà e solevano piantarlo vicino alle tombe
dei cari. Fu anche dedicato alla dea Ecate: la dea triplice, degli spettri,
degli incantesimi, delle streghe e guida nel regno dei morti… che allegria! Era
anche la dea degli incroci (e questo ci fa… simpatia), le sue statue
rappresentate con tre teste venivan poste agli incroci a protezione dei
viandanti. Una vera e propria antesignana dell’ intero corpo municipale… alla
quale non sfuggiva nulla (e grazie, con sei occhi!!) e che invece di inviare contravvenzioni
entro 90 giorni si avvaleva di ben più efficaci maledizioni… lanciate entro 90 secondi. Che
dire, servizio inappuntabile!!! Insomma limitiamoci ad incrociare i narcisi
giusto nei nostri giardini o balconi, a ben interrarli e astenendoci dal merendarci… perché altrimenti Ecate si
offre subito come guida, arriva in un attimo, tanto è lì, al primo incrocio.
Ed ora, finalmente,
passiamo dall’aldilà all’aldiquà, facendo un sospiro di sollievo, grazie ai
nostri amici cinesi. Già, perché da loro il fiore simboleggia fortuna e
prosperità, per via della fioritura che corrisponde alla festa di primavera, a
noi nota come il capodanno cinese celebrato verso la fine di febbraio. Regalare narcisi è
molto gradito se si sta cercando più
fortuna nella vita e nel caso di un nuovo lavoro.
Curiosità: nell'arte del
tatuaggio cinese il narciso rappresenta l'augurio di far emergere il proprio
potenziale interiore e di ottenere riconoscimenti per il proprio lavoro.
Anche se, a dire il vero,
il significato positivo si deve al narciso giunchiglia, che da sempre
contrariamente al narciso comune, ha rappresentato amore e desiderio per gli
altri. Nel tempo è diventato sinonimo di portafortuna, felicità, prosperità e
il desiderio è diventato un lascivo e voluttuoso desìo da rivolgere ad una
persona speciale.
Quindi per rendere
esplicite ed inequivocabili le vostre intenzioni, e farlo con l’estremo savoir
faire ed eleganza che di sicuro vi contraddistinguono, regalate… un bel mazzo
di rose rosse punteggiato dai gialli narcisi giunchiglia. E… dopo il dessert nel ristorantino al
limitare del mare… una the look of love
in lontananza accompagna il sottofondo
delle onde che si infrangono… si spengono le candele e… Avvertenze: astenersi
dal regalare i succitati fiori al primo appuntamento, perché potreste incorrere
nel cosiddetto lancio del mazzo (e no, non siete così avanti) e finir la serata
a contare i petali di rose e giunchiglie rimastivi in faccia.
Io qualche dritta ve l’ho
data, ora... a voi… buona serata gente!!
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