6 giugno 2014


Jatropha Podagrica


Curiosando qua e là mi sono imbattuta in un fiore spettacolare che, a dire il vero, a primo acchito, non mi sembrava avesse fattezze floreali. Infatti, mi chiedevo cosa ci facesse un gioiello tra orchidee bianche, dopotutto osservavo la vetrina di un fioraio. Ho pensato a un originale e fortunato gemellaggio tra un fantasioso fiorista e un audace gioielliere ma, provvista di un arcano e sofisticato intuito alla Poirot, prontamente, mi sono resa conto che tale ipotesi proprio non poteva reggere. Dunque, incarnando più uno spirito da Signora in Giallo in circostanze meno nere e irreversibili… per intenderci non c’è scappato nessun morto, sono entrata nel negozio per vederci chiaro ed ecco svelato l’arcano!! A far capolino tra i candidi fiori non c’era un ramo di corallo ma un fiore corallo, ovvero: una Jatropha podagrica. Che dire? Elementare!!


Dunque, iniziamo col dire che si tratta di una succulenta: appellativo  riservato a quelle specie di piante comunemente chiamate grasse.

Il nome del genere deriva dalla combinazione dei termini greci iatros = medico e trophé = alimento, con riferimento alle proprietà medicinali della pianta; il nome specifico invece proviene dal latino podagrica = gottosa, con riferimento alla base ingrossata della pianta.

La nostra succulenta  appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae, originaria dell’America centrale (Nicaragua, Guatemala e Costa Rica), ma coltivata anche in Africa e in Asia.

Curiosità: la Tanzania e l’India, negli ultimi anni,  han fatto della sorella della nostra pianta gioiello, la Jatropha Curcas, una portentosa risorsa. La Curcas, un tempo usata solo a fini ornamentali, è oggi impiegata per produrre un eccellente biodiesel a impatto zero per emissione di anidride carbonica, un ottimo sapone e utilizzata per l’illuminazione locale. Quindi, in un certo senso, anche la Curcas possiamo considerarla un gioiello… uno smeraldo, o per i più classici un diamante, dell’economia e dell’ambiente.

Ma tornando alla nostra podagrica
Ha foglie grandilucide, di colore verde brillante e profondamente palmate, un fusto sferico-cilindrico, rami corti e fiori a forma di ombrello di colore rosso corallo intenso che spuntano in primavera e in estate, ai quali seguono i frutti, capsule di forma rotonda che, una volta maturate rilasciano semi scuri, dando origine a nuove piante.

Da buona succulenta ama le posizioni molto luminose e teme il freddo, infatti la temperatura minima in grado di sopportare si aggira intorno ai 10°C. E’ bene difenderla da correnti d’aria che potrebbero provocare l’avvizzimento delle foglie.

Per quanto attiene l’innaffiatura non ha particolari esigenze, nel periodo vegetativo (da marzo a ottobre), ben sopporta brevi periodi di siccità.
Inoltre è meglio piantare il nostro gioiellino in terreni abbastanza ricchi e ben drenati  (da usare miscuglio costituito da terriccio bilanciato, torba e sabbia in parti uguali, con aggiunta di lapillo o pozzolana per aumentare il drenaggio).

Nel linguaggio dei fiori la jatropha podagrica proprio non compare, quindi, affido a voi lettori l’arduo compito di trovare le giuste parole. Di cosa la facciamo parlare, cosa può evocare? Corallo,  cristalline acque esotiche, spiagge bianchissime… roventi sotto un sole avvolgente, rassicurante… quindi Serenità, o… corallo… eleganza non affettata. Facciamola parlare gente!!!!





        














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