24 dicembre 2014


Stella di Natale

Il Natale è ormai alle porte e,  per le strade, nei supermercati e sulle bancarelle oltre a profumi e balocchi c’è,  vestita, ora di rosso, ora di fucsia o di candido bianco, l’Euphorbia pulcherrima (ovvero la più bella delle Euphorbiae), più nota come  Stella di Natale.

Iniziamo con lo sfatare un mito. A rendere unica e natalizia questa pianta sono le sue foglie rosse e non i suoi fiori, infatti questi ultimi, chiamati ciazi (infiorescenze tipiche del genere Euphorbia) sono piccoli, gialli, localizzati all’estremità della pianta e circondati da una corona di piccole brattee, ossia le foglie che si trovano nella parte terminale della pianta che, nel mese di dicembre si tingono di rosso.  Quindi abbiamo a che fare con un fiore incantevole per le sue… foglie. Tutto ciò non la rende ancora più speciale?!

La  Stella di Natale trova i suoi natali in una terra assai lontana dalla vecchia Europa e che ben poco ha a che fare con neve candida o scenari natalizi affini: il Messico. In patria la nostra rossa cresce spontaneamente e, allo stato selvatico, può arrivare ad una altezza fra i due e i quattro metri



Immaginiamo le colline messicane ricoperte del rosso di questi meravigliosi arbusti, un incredibile           spettacolo! Spettacolo a cui Joel Roberts Poinsett, primo ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, ebbe la fortuna di assistere qualche secolo fa.  Rimase talmente colpito da questa pianta, che da lui prende il nome, Poinsettia (questo il vero nome di quella che chiamiamo, per abitudine culturale, stella di natale), da volerla introdurre nel 1825 negli Stati Uniti.
Curiosità: il 12 Dicembre, negli Stati Uniti, sin dalla seconda metà del XVIII secolo, si suole celebrare il giorno della morte di Poinsett scambiandosi una stella di natale.

Persino gli Aztechi apprezzavano la bellezza e le proprietà della Poinsettia, da loro chiamata Cuiltaxochiltl ossia, fiore che cresce nel suolo o in residui. Dalle sue brattee estraevano il pigmento rosso per tessuti e cosmetici, inoltre, dalla linfa lattiginosa producevano un preparato antipiretico e un insetticida.
Ben nota è la grandezza di questo popolo e le loro mani attente e sapienti… che è meglio non tentare di emulare. Per intenderci, da non improvvisarsi aztechi per una notte… potrebbe divenire fastidiosuccio. Infatti, il lattice può risultare irritante per pelle e stomaco. Tranquilli niente di letale ma, meglio affidarsi al classico paracetamolo e, in caso di insetti molesti in settimana bianca, al ddt.

E dopo il Natale
le brattee rosse si seccheranno ma, attenzione, la pianta non starà morendo, semplicemente starà compiendo il suo ciclo naturale.

La nostra miss Euphorbia è una pianta fotoperiodica o brevidiurna, vale a dire che deve ricevere  luce  per 8-9 ore al massimo (per una crescita rigogliosa) mentre per il restante tempo deve stare al buio (per una buona fioritura), soprattutto nei mesi di ottobre e novembre.
Nel periodo dello sviluppo e della fioritura bisogna concimare ogni due settimane usando un fertilizzante liquido mescolato all’acqua di irrigazione con un titolo elevato di  potassio e fosforo. Innaffiare solo quando il terriccio è asciutto evitando di lasciare acqua stagnante.

Simboleggia la purezza. Così come puro era l’amore di una dea, di cui narrano gli aztechi, che morì proprio a causa del dolore da lei provato per quell’ amore non corrisposto. Alcune gocce del suo sangue caddero sulle foglie della pianta rendendole rosse da lì a l’eternità.

Ed ancora, la nostra Poinsettia ci parla di amore verso gli altri e di fiducia illimitata. Proprio come in un’altra lontana lontana leggenda messicana. Narra di una bimba molto povera, desiderosa di mostrare il proprio affetto a Gesù durante la notte di Natale. La piccola non aveva doni da offrire, quando una voce le suggerì di uscire e di raccogliere un fascio di sterpi ed erbe che, una volta poste sull’altare, si trasformarono in meravigliose stelline rosse. 

Ed è sempre l’amore ad avvolgere il fiore in varie declinazioni tanto da regalarlo in Francia per la festa della mamma e chiamarlo Étoile d’amour o... l’amore che si tinge del rosso travolgente della passione e si regala in Centro–America col nome di Hoja encendida (foglia infuocata).

Natale sta per bussare alla porta e cosa c’è di più bello che regalare un fiore, un fiore che con i suoi colori vivacizzerà le nostre case, le riscalderà e, magari proprio vicino all’ alberello sovraccarico di decorazioni come se dovesse coprirsi, lui, dal freddo dei rigori invernali. Oltre alla bellezza di questa pianta, ora che avete letto, saprete che regalerete molto di più.

Come una sorta di grazie per gli amori della nostra vita, coloro che, nonostante tutto, non ci mollano, son lì a sostenerci ed incoraggiarci con il loro amore, affetto e fiducia incondizionati. Allora... che sia bianca per le instancabili mamme e premurose ziette, che sia fucsia per le effervescenti amiche, gialle per i pazienti e rassicuranti amici o rosse. Rosse, là dove purezza e passione si annodano, si stringono e si ritrovano in due occhi che ci sorridono e in un sorriso che ci accarezza. E se quegli occhi, un giorno, dovessero allontanarsi, beh,  evitando di uguagliare antiche gesta, sempre, azteche, sarà stato comunque bello. 

E allora a voi tutti una Stella di Natale. Voi che colore scegliete? 








6 giugno 2014


Jatropha Podagrica


Curiosando qua e là mi sono imbattuta in un fiore spettacolare che, a dire il vero, a primo acchito, non mi sembrava avesse fattezze floreali. Infatti, mi chiedevo cosa ci facesse un gioiello tra orchidee bianche, dopotutto osservavo la vetrina di un fioraio. Ho pensato a un originale e fortunato gemellaggio tra un fantasioso fiorista e un audace gioielliere ma, provvista di un arcano e sofisticato intuito alla Poirot, prontamente, mi sono resa conto che tale ipotesi proprio non poteva reggere. Dunque, incarnando più uno spirito da Signora in Giallo in circostanze meno nere e irreversibili… per intenderci non c’è scappato nessun morto, sono entrata nel negozio per vederci chiaro ed ecco svelato l’arcano!! A far capolino tra i candidi fiori non c’era un ramo di corallo ma un fiore corallo, ovvero: una Jatropha podagrica. Che dire? Elementare!!


Dunque, iniziamo col dire che si tratta di una succulenta: appellativo  riservato a quelle specie di piante comunemente chiamate grasse.

Il nome del genere deriva dalla combinazione dei termini greci iatros = medico e trophé = alimento, con riferimento alle proprietà medicinali della pianta; il nome specifico invece proviene dal latino podagrica = gottosa, con riferimento alla base ingrossata della pianta.

La nostra succulenta  appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae, originaria dell’America centrale (Nicaragua, Guatemala e Costa Rica), ma coltivata anche in Africa e in Asia.

Curiosità: la Tanzania e l’India, negli ultimi anni,  han fatto della sorella della nostra pianta gioiello, la Jatropha Curcas, una portentosa risorsa. La Curcas, un tempo usata solo a fini ornamentali, è oggi impiegata per produrre un eccellente biodiesel a impatto zero per emissione di anidride carbonica, un ottimo sapone e utilizzata per l’illuminazione locale. Quindi, in un certo senso, anche la Curcas possiamo considerarla un gioiello… uno smeraldo, o per i più classici un diamante, dell’economia e dell’ambiente.

Ma tornando alla nostra podagrica
Ha foglie grandilucide, di colore verde brillante e profondamente palmate, un fusto sferico-cilindrico, rami corti e fiori a forma di ombrello di colore rosso corallo intenso che spuntano in primavera e in estate, ai quali seguono i frutti, capsule di forma rotonda che, una volta maturate rilasciano semi scuri, dando origine a nuove piante.

Da buona succulenta ama le posizioni molto luminose e teme il freddo, infatti la temperatura minima in grado di sopportare si aggira intorno ai 10°C. E’ bene difenderla da correnti d’aria che potrebbero provocare l’avvizzimento delle foglie.

Per quanto attiene l’innaffiatura non ha particolari esigenze, nel periodo vegetativo (da marzo a ottobre), ben sopporta brevi periodi di siccità.
Inoltre è meglio piantare il nostro gioiellino in terreni abbastanza ricchi e ben drenati  (da usare miscuglio costituito da terriccio bilanciato, torba e sabbia in parti uguali, con aggiunta di lapillo o pozzolana per aumentare il drenaggio).

Nel linguaggio dei fiori la jatropha podagrica proprio non compare, quindi, affido a voi lettori l’arduo compito di trovare le giuste parole. Di cosa la facciamo parlare, cosa può evocare? Corallo,  cristalline acque esotiche, spiagge bianchissime… roventi sotto un sole avvolgente, rassicurante… quindi Serenità, o… corallo… eleganza non affettata. Facciamola parlare gente!!!!